La costruzione del Duomo di Napoli risale al 1313, fu consacrato l’anno dopo a Santa Maria Assunta e non a San Gennaro come molti pensano, ma il miracolo di San Gennaro è una tradizione legata alla città di Napoli e viene visto come un segno di protezione e benedizione per la città. La liquefazione del sangue del Santo si svolge tre volte all’anno: il primo sabato di maggio (data di commemorazione della traslazione delle reliquie del Santo a Napoli), il 19 settembre (anniversario della morte di San Gennaro per decapitazione), 16 dicembre (data in cui fermò l’eruzione del Vesuvio del 1631). Il primo sabato di maggio si portano in processione i busti dei 54 Santi Compatroni che arrivano fino al Monastero di Santa Chiara. La cattedrale è un esempio di architettura gotica ma è stata modificata nel corso dei secoli e presenta elementi e stili diversi anche se l’interno mantiene ancora le caratteristiche dell’architettura gotica, con volte a crociera, pilastri e finestre ogivali.
Oggi non parleremo né della cappella di San Gennaro, né del tesoro del Santo ma dedicheremo la nostra attenzione alla Basilica di Santa Restituta, una martire cristiana del IV secolo. La Basilica, che probabilmente sorge sul luogo occupato da un antico tempio di Apollo, risale al V secolo ed è una delle chiese più antiche di Napoli. La sua struttura, che si presentava più estesa rispetto a com’è oggi, è suddivisa in tre navate e presentava al centro un coretto che, dopo la riforma di Lutero, fu posto dietro l’altare maggiore. Quello che possiamo ritenere ancora originale è il soffitto delle navate laterali, con volte a crociera gotica.
Santa Restituta fu una Santa Africana Martire, la sua storia è legata alla leggenda della sua morte che sarebbe avvenuta intorno al 304 D.C. La leggenda racconta che la Santa, stremata dalle torture, fu caricata dai Romani su una piccola imbarcazione, intenzionati a bruciarla viva, ma la Santa non prese fuoco e illesa ma, priva di vita, giunse sulle coste di Ischia. Le sue reliquie oggi sono custodite nella Basilica a lei dedicata.
Altro importante luogo di culto, all’interno del Duomo, collegato alla Basilica suddetta è il Battistero di San Giovanni in Fonte.
Considerato il più antico d’Occidente, è noto per la sua importanza storica e artistica. La sua struttura è a pianta ottagonale, al centro presenta la Fonte battesimale e all’opposto dell’ingresso attuale si notano due aperture, evidentemente in uso prima dell’epoca angioina che fungevano una da ingresso e l’altra da uscita.
Il pavimento è in mattoni ma, quello che cattura la nostra attenzione è la volta ricoperta di mosaici che, nonostante il passare dei secoli, presentano diverse storie legate al rito del battesimo nelle tonalità dell’oro, del turchese e del verde. La calotta della volta è decorata con un cielo punteggiato da stelle d’oro, bianche e blu sul quale si staglia il monogramma di Cristo tra le lettere alfa e omega.
Infine abbiamo la Cappella con le reliquie di Sant’Aspreno, primo vescovo di Napoli e protettore del mal di testa, si racconta, che se si mette la testa all’interno della finestrella recitando una poesia napoletana il mal di testa va via!
Probabilmente il nome commerciale dell’aspirina, ha proprio origine dal nome del “Santo”.